FROM DIM TO CLEAR TO CURVE
Simona Barbera e Ronny Faber Dahl
Office Project Room
Garden
Milano, dal 24 settembre 2019 a settembre 2020
A Milano, dal 24 settembre 2019 a settembre 2020, Office Project Room presenta l’installazione “From dim to clear to curve”, che Simona Barbera e Ronny Faber Dahl hanno concepito per il giardino.
A cadenza annuale, il progetto espositivo “Garden” invita gli artisti a relazionarsi con le caratteristiche dello spazio esterno realizzando lavori ad hoc.
L’installazione principale è costituita da due strutture modulari in metallo con ritagli di tessuto in forme differenti ed una serie di sculture impilate di composito in acrilico, cemento e gomma.
Osservando le diverse architetture spaziali all’interno della città, l’installazione affianca superfici solitamente impiegate come una sorta di deterrente per evitare il girovagare e soste casuali nello spazio. Superfici ostili che scorgiamo appena, come punte di ferro e margini seghettati su ringhiere, recinzioni, rampe di scale e panchine in banche, vie commerciali ed edifici istituzionali, sono diventati parte del paesaggio urbano nel quale inibiscono qualsiasi uso non regolare, tra cui andare in skateboard o sedere a ridosso di vetrine. Architetture che adottano un approccio minimalista assumono la stessa funzione prevaricatrice dei design urbani più aggressivi, come le panchine da appoggio verticale alle fermate dell’autobus. L’installazione utilizza gli stessi moduli e “set di dati” dei design incoerenti delle ringhiere e li neutralizza, dissipando la loro natura ostile, trasformandoli in sculture che in maniera quasi casuale - tanto è diretta -, li riducono alla loro spoglia essenza la quale, a sua volta, si adatta al circondario del giardino recintato come struttura a sé stante. Un pezzo di tessuto cucito a mano è avvolto intorno alla ringhiera svelando un motivo creato da processi interrotti di grafiche di elaborazione dati su base algoritmica. Sfumature del colore dello smog che variano da verdi, a grigi, a viola, assieme ai metalli dell’industria automatizzata, risuonano con la nostra memoria tattile del passaggio, mentre tutte le forme suggeriscono in definitiva una composizione generata digitalmente. Riconoscendo l’ambiguità tra pianificazione urbana pubblica e protezione della proprietà privata, le forme alterate si interrogano sulla capacità del design nelle aree comuni di fungere da griglia strutturale in cui i corpi vengono bloccati o mossi. A seguito anche dell’intrinseco dualismo della presunta funzione / messaggio della forma, questi design scompaiono poiché, nel momento stesso in cui qualcuno impulsivamente siede in cima al bordo di una panchina verticale, nessuna intenzione è davvero presente: come guardando oltre un’affissione pubblicitaria, spostando lo sguardo chiaro e definito e guardando in una lontananza che si tramuta in semplici colori e forme.
Simona Barbera (1971, Genova) e Ronny Faber Dahl (1987, Sarpsborg, Norvegia) vivono e lavorano a Genova ed Oslo, in Norvegia. Hanno collaborato insieme a diversi progetti, tra cui “If I just laid down” esposto nel 2015 al Padiglione LYNX di Oslo e “Pavement Night Light” all’Edicola Radetzky a Milano, nell’ambito di Spazi 2017. Dal 2012 a Genova hanno coordinato lo spazio Space4235 gestito da artisti, mentre dal 2019 si occupano di un nuovo formato digitale ISG. Entrambi gli artisti hanno conseguito un Master all’Accademia di Belle Arti di Oslo. Da soli hanno presentato numerosi progetti in gallerie e musei in Italia e all’estero.
Tra le mostre di Simona Barbera: Riss(e) Zentrum (2018) Varese; Fondazione La Fabbrica del Cioccolato (2018), Valle di Blenio, Svizzera; CurrentProject (2018) e Assab One (2017) a Milano; Podium (2016), Noplace (2016), RAM Gallery (2016) e Henie Onstad Art Center (2009), Høvikoddena Oslo; Helicotrema, Centrale Fies, (2016), Trento; Transart Festival (2015), Bolzano; CHAN Contemporary Art Association (2014), Genova; Litteraturfestival (2013), Moss, Norvegia; Łódź Biennale (2010), Polonia; Su de Coucou (2010), Berlino; Villa Romana (2010) a Firenze.
Le più recenti mostre di Ronny Faber Dahl includono: LATO (2019), Prato; Fondazione La Fabbrica del Cioccolato (2018), Blenio Valley, Svizzera; Current Project (2018), Dust Space (2017) e Nowhere Gallery (2016) a Milano; Norwegian Sculpture Biennale (2017), Noplace (2016) e Akademirommet al Kunstnernes Hus (2014), Oslo; Surplace (2016), Varese, Quadriennale di scultura (2016), Riga, Galleri Fisk (2014) a Bergen.
Office Project Room è stato fondato a Milano nel 2018 dal collezionista e imprenditore Francesco Macchi e dall’artista Matteo Cremonesi, alla cui direzione si è unito l’anno seguente il gallery manager Giangiacomo Cirla. Situato all’interno di un luogo di lavoro legato alla finanza e al real-estate, presenta artisti emergenti e mid-career attraverso progetti espositivi di sperimentazione e ricerca, tra cui “Dialoghi” che mette in relazione le opere di più giovani e di nomi affermati e “Garden” dedicato ad installazioni scultoree concepite appositamente per lo spazio esterno del giardino.
From dim to clear to curve
Simona Barbera e Ronny Faber Dahl
Office Project Room
Garden
Milano, dal 24 settembre 2019 a settembre 2020
Dialoghi: Fabrizio Bellomo - Peter Fend
A cura di PHROOM, con il testo critico di Luca Panaro
Milano, dall’11 dicembre 2019 al 27 febbraio 2020
Orari: mercoledì, giovedì e venerdì dalle 14.30 alle 18.00; su appuntamento
Via Altaguardia 11
+39 02 48516425
segreteria@officeprojectroom.com
www.officeprojectroom.com
Instagram: office_project_room
Facebook: @OfficeProjectRoom
Press Office: THE KNACK STUDIO
Tamara Lorenzi
tamara@theknackstudio.com
+39 347 0712934
info@theknackstudio.com
www.theknackstudio.com
FROM DIM TO CLEAR TO CURVE
Simona Barbera e Ronny Faber Dahl
Office Project Room
Garden
Milano, dal 24 settembre 2019 a settembre 2020
A Milano, dal 24 settembre 2019 a settembre 2020, Office Project Room presenta l’installazione “From dim to clear to curve”, che Simona Barbera e Ronny Faber Dahl hanno concepito per il giardino.
A cadenza annuale, il progetto espositivo “Garden” invita gli artisti a relazionarsi con le caratteristiche dello spazio esterno realizzando lavori ad hoc.
L’installazione principale è costituita da due strutture modulari in metallo con ritagli di tessuto in forme differenti ed una serie di sculture impilate di composito in acrilico, cemento e gomma.
Osservando le diverse architetture spaziali all’interno della città, l’installazione affianca superfici solitamente impiegate come una sorta di deterrente per evitare il girovagare e soste casuali nello spazio. Superfici ostili che scorgiamo appena, come punte di ferro e margini seghettati su ringhiere, recinzioni, rampe di scale e panchine in banche, vie commerciali ed edifici istituzionali, sono diventati parte del paesaggio urbano nel quale inibiscono qualsiasi uso non regolare, tra cui andare in skateboard o sedere a ridosso di vetrine. Architetture che adottano un approccio minimalista assumono la stessa funzione prevaricatrice dei design urbani più aggressivi, come le panchine da appoggio verticale alle fermate dell’autobus. L’installazione utilizza gli stessi moduli e “set di dati” dei design incoerenti delle ringhiere e li neutralizza, dissipando la loro natura ostile, trasformandoli in sculture che in maniera quasi casuale - tanto è diretta -, li riducono alla loro spoglia essenza la quale, a sua volta, si adatta al circondario del giardino recintato come struttura a sé stante. Un pezzo di tessuto cucito a mano è avvolto intorno alla ringhiera svelando un motivo creato da processi interrotti di grafiche di elaborazione dati su base algoritmica. Sfumature del colore dello smog che variano da verdi, a grigi, a viola, assieme ai metalli dell’industria automatizzata, risuonano con la nostra memoria tattile del passaggio, mentre tutte le forme suggeriscono in definitiva una composizione generata digitalmente. Riconoscendo l’ambiguità tra pianificazione urbana pubblica e protezione della proprietà privata, le forme alterate si interrogano sulla capacità del design nelle aree comuni di fungere da griglia strutturale in cui i corpi vengono bloccati o mossi. A seguito anche dell’intrinseco dualismo della presunta funzione / messaggio della forma, questi design scompaiono poiché, nel momento stesso in cui qualcuno impulsivamente siede in cima al bordo di una panchina verticale, nessuna intenzione è davvero presente: come guardando oltre un’affissione pubblicitaria, spostando lo sguardo chiaro e definito e guardando in una lontananza che si tramuta in semplici colori e forme.
Simona Barbera (1971, Genova) e Ronny Faber Dahl (1987, Sarpsborg, Norvegia) vivono e lavorano a Genova ed Oslo, in Norvegia. Hanno collaborato insieme a diversi progetti, tra cui “If I just laid down” esposto nel 2015 al Padiglione LYNX di Oslo e “Pavement Night Light” all’Edicola Radetzky a Milano, nell’ambito di Spazi 2017. Dal 2012 a Genova hanno coordinato lo spazio Space4235 gestito da artisti, mentre dal 2019 si occupano di un nuovo formato digitale ISG. Entrambi gli artisti hanno conseguito un Master all’Accademia di Belle Arti di Oslo. Da soli hanno presentato numerosi progetti in gallerie e musei in Italia e all’estero.
Tra le mostre di Simona Barbera: Riss(e) Zentrum (2018) Varese; Fondazione La Fabbrica del Cioccolato (2018), Valle di Blenio, Svizzera; CurrentProject (2018) e Assab One (2017) a Milano; Podium (2016), Noplace (2016), RAM Gallery (2016) e Henie Onstad Art Center (2009), Høvikoddena Oslo; Helicotrema, Centrale Fies, (2016), Trento; Transart Festival (2015), Bolzano; CHAN Contemporary Art Association (2014), Genova; Litteraturfestival (2013), Moss, Norvegia; Łódź Biennale (2010), Polonia; Su de Coucou (2010), Berlino; Villa Romana (2010) a Firenze.
Le più recenti mostre di Ronny Faber Dahl includono: LATO (2019), Prato; Fondazione La Fabbrica del Cioccolato (2018), Blenio Valley, Svizzera; Current Project (2018), Dust Space (2017) e Nowhere Gallery (2016) a Milano; Norwegian Sculpture Biennale (2017), Noplace (2016) e Akademirommet al Kunstnernes Hus (2014), Oslo; Surplace (2016), Varese, Quadriennale di scultura (2016), Riga, Galleri Fisk (2014) a Bergen.
Office Project Room è stato fondato a Milano nel 2018 dal collezionista e imprenditore Francesco Macchi e dall’artista Matteo Cremonesi, alla cui direzione si è unito l’anno seguente il gallery manager Giangiacomo Cirla. Situato all’interno di un luogo di lavoro legato alla finanza e al real-estate, presenta artisti emergenti e mid-career attraverso progetti espositivi di sperimentazione e ricerca, tra cui “Dialoghi” che mette in relazione le opere di più giovani e di nomi affermati e “Garden” dedicato ad installazioni scultoree concepite appositamente per lo spazio esterno del giardino.
From dim to clear to curve
Simona Barbera e Ronny Faber Dahl
Office Project Room
Garden
Milano, dal 24 settembre 2019 a settembre 2020
Dialoghi: Fabrizio Bellomo - Peter Fend
A cura di PHROOM, con il testo critico di Luca Panaro
Milano, dall’11 dicembre 2019 al 27 febbraio 2020
Orari: mercoledì, giovedì e venerdì dalle 14.30 alle 18.00; su appuntamento
Via Altaguardia 11
+39 02 48516425
segreteria@officeprojectroom.com
www.officeprojectroom.com
Instagram: office_project_room
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Press Office: THE KNACK STUDIO
Tamara Lorenzi
tamara@theknackstudio.com
+39 347 0712934
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